L’Accademia Pontaniana ha vissuto nel corso di oltre mezzo millennio vicende alterne che hanno visto la stessa rinascere più volte:

1. – Dall’Accademia Alfonsina all’Accademia Pontaniana
(1443-1503)

Non si può stabilire con assoluta certezza la data di fondazione per l’Accademia Pontaniana, la più antica tra quelle italiane, anche se di poco anteriore a quella Romana e Medicea. Si ritiene che la nascita della stessa sia databile al 1443 quando insigni studiosi napoletani si riunivano in luoghi come il Castel Nuovo Aragonese per comunicarsi e scambiarsi verbalmente, i risultati delle loro riflessioni e studi.
Le adunanze erano animate da Antonio Beccadelli, detto il Panormita, molto legato ad Alfonso il Magnanimo (V Re d’Aragona e I di Napoli) da cui l’Accademia prese il nome di Alfonsina.
Dopo la morte del Re (1458) e nonostante gli eventi bellici, le adunanze continuarono ad aver luogo presso l’abitazione del Beccadelli, alla cui morte (1471) divenne presidente dell’Accademia Giovanni Pontano e le riunioni si tennero, fino alla sua morte (1503), nelle sue dimore o presso il tempietto che nel 1492 egli aveva fatto costruire nell’odierna via Tribunali. Durante le riunioni costituivano oggetto di discussione argomenti letterari e filologici, i classici (tra gli altri Livio e Seneca), la Bibbia, temi teologici in genere e geografia. Significativa è l’attenzione rivolta, nel 1494, durante un’adunanza alle coeve scoperte geografiche.
All’Accademia, che dal Pontano prese poi il nome di Pontaniana, fecero parte, tra gli altri, Gabriele Altilio, Jacopo Sannazaro, Benedetto Gareth detto “Cariteo”, Andrea Matteo Acquaviva, Girolamo Carbone, Giovanni Cotta, Francesco Pucci, Tristano Caracciolo, Pietro Summonte, Antonio de Ferraris detto “Galateo”.

 

2. – L’eredità di Gioviano Pontano(1503-1807)

Nel 1503, alla morte del Pontano, l’Accademia passò sotto la guida dei due suoi discepoli, Pietro Summonte e Girolamo Carbone, e poi, dal 1526 al 1532 sotto la presidenza di Jacopo Sannazaro. In tale periodo a Napoli, divenuta capoluogo di Viceregno spagnolo, nell’accrescimento dell’attività intellettuale collettiva i Pontaniani ebbero un ruolo rilevante e l’Accademia fu tenuta in alta considerazione dai maggiori studiosi di altre parti d’Italia, tra cui Pietro Bembo e Marcantonio Michiel, umanista veneziano. E’ a quest’ultimo che il Summonte indirizza il 20 marzo 1524 una famosa lettera destinata a diventare di primaria importanza tra le fonti della Storia dell’Arte napoletana del Rinascimento, per ciò che riguarda le maggiori opere di pittura, scultura e architettura della Napoli coeva. Dal 1532 con la presidenza di Scipione Capece, appartenente al Cenacolo Valdesiano, l’Accademia visse anni difficili fino alla sua scomparsa nel 1542. La sorte toccata all’ormai centenaria Accademia fu comune alle Accademia dei Sereni, degli Ardenti e degli Incogniti, nate nel 1546 e soppresse nel 1547. Nei due secoli che seguirono non vi fu alcuno che pensasse di far risorgere l’antica Accademia Pontaniana, desiderio che si manifestò solo verso la fine del primo decennio del secolo XIX.

 

3. – La rinascita e la nuova Accademia Pontaniana
(1808-1892)

 Nel 1808 un gruppo di studiosi decise di ridare vita all’Accademia e con un’adunanza del 4 Marzo 1808 si deliberò di chiamarla Società Pontaniana eleggendone Vincenzo Cuoco Presidente. Questi, già molto impegnato nel lavoro di direttore del Corriere di Napoli e del Monitore Napoletano, ne cedette la presidenza a Domenico Sansone e questi poi a Giovan Battista Gagliardi.
Il 21 Dicembre 1808 la Società approvò il suo Statuto e fu suddivisa in tre Classi: Matematica e Fisica, Scienze Morali e Politiche, Letteratura e Belle Arti.
Negli 8 anni successivi furono pubblicati due volumi di Atti e nel 1817 la Società fu riconosciuta ufficialmente con Regio Decreto; lo Statuto venne riformato e le Classi accresciute a cinque: Matematica, Scienze Naturali, Scienze Morali ed Economiche, Storia, Letteratura Italiana e Belle Arti.
Nel 1819 apparve un terzo volume di Atti, un quarto nel 1823.
Il 10 Ottobre 1825, con un Decreto del Re Francesco I, la Società Pontaniana fu ribattezzata, come ai tempi del Pontano, “Accademia Pontaniana”. Ad essa si fondeva l’allora disciolta Società Sebezia e il 27 Aprile del 1826 l’accresciuta Pontaniana, presieduta da Ferdinando Visconti, tenne una solenne seduta inaugurale. Fu per la Pontaniana un periodo florido durante il quale furono pubblicati con periodicità regolare diversi volumi di Atti.

 

4. – Benedetto Croce e l’Accademia Pontaniana (1892-1952)

La nomina a socio ordinario del filosofo Benedetto Croce avvenne il 17 Gennaio 1892. Questi collaborò alla stesura degli Atti di quel periodo.
L’Accademia per gli incessanti contributi del Croce lo elesse dapprima Vicepresidente, nel 1912, e di poi due volte Presidente, nel 1917 e nel 1923 e infine eletto Presidente Onorario.
Con l’avvento del Fascismo la Pontaniana rischiò di essere soppressa. Grazie all’interessamento del Croce, l’abolizione venne mascherata. L’Accademia di Scienze Morali e Politiche della Società Reale accorpava l’Accademia Pontaniana e si dava la denominazione di Accademia Pontaniana di Scienze Morali e Politiche, ove, accanto al carattere storico-filosofico, continuò a sviluppare parallelamente attività scientifiche secondo il suo compito istituzionale.
Su suggerimento del Croce la Biblioteca Pontaniana fu consegnata alla direzione della Biblioteca Nazionale ma, nove anni dopo, nel 1943, con l’occupazione tedesca, subì la stessa sorte che colpì gran parte del materiale dell’Archivio di Stato e della Biblioteca della Società Reale: l’incendio.
Il 19 Febbraio 1944 con un Decreto del Comando Alleato, sollecitato dal Croce, venne ripristinata l’Accademia. L’esecuzione di quel decreto fu affidata a soci di grande garanzia come: Maria Bakunin, Fausto Nicolini, Riccardo Filangieri, Vincenzo Arangio Ruiz, Gaetano Quagliariello, Adolfo Omodeo, Antonio Carrelli e Renato Caccioppoli.
L’Accademia soffrì, in quei tempi, per una sede precaria in una Napoli colpita da una lunga serie di incursioni aeree. Ciò nonostante, risorse per l’impegno dei suoi Presidenti Bakunin e Nicolini e nei cinque anni che seguirono fu iniziata una nuova serie di Atti, a cui lo stesso Benedetto Croce collaborò fino alla sua morte.

 

5. – Dal 1952 a oggi

A Fausto Nicolini, rieletto Presidente nel 1952, successe nel 1955 Luigi Torraca. Questi, a causa di una grave infermità, fu sostituito dal Vicepresidente Carmelo Colamonico, che per elezione fu Presidente sino al 1964.
Per far fronte alle spese, quasi esclusivamente di stampa, si rese necessario un adeguato finanziamento con piena adesione da parte della Direzione Generale delle Accademie e Biblioteche: dal 1956 gli Atti vengono pubblicati puntualmente alla fine di ogni anno.
La ricostituita Biblioteca Pontaniana aveva già circa 3000 volumi oltre a numerosi elzeviri, 60 cinquecentine e qualche ben conservato incunabulo. Nel momento in cui veniva avviato a soluzione il problema dell’ordinamento e schedatura del materiale, perveniva la ricca donazione del Prof. Luigi Torraca.
Allo Statuto del 1825 furono apportate talune modifiche negli anni 1890, 1898, 1921 e 1952, mai però sanzionate dalle competenti autorità.
L’Accademia redasse un nuovo Statuto, conforme alle disposizioni di Legge, adattando il vecchio Statuto ai nuovi tempi senza alterarne la struttura fondamentale e le finalità. Tale Statuto fu approvato con D.P.R. 668 del 27 Luglio 1972.
Negli Atti della Accademia pubblicati annualmente e nei suoi Quaderni si accoglie l’apporto dell’attività scientifica dei Soci e degli studiosi da essi presentati. Alla vita della Accademia è legato l’impegno dei suoi Presidenti (Fausto Nicolini, Luigi Torraca, Carmelo Colamonico, Ernesto Pontieri, Enzo Carlevaro, Francesco Sbordone, Antonio Scherillo, Giuseppe Martano, Guido Guerra, Antonio Garzya, Carlo Sbordone, Fulvio Tessitore) e dei Segretari generali (Riccardo Filangieri, Giuseppe Imbò, Guido Guerra, Aurelio Guida, Carlo Sbordone, Ugo Criscuolo).